di Giuseppe Longo

L’idea di Assoenologi di ambientare quest’anno a Trieste il proprio Congresso nazionale è stata davvero geniale, perché si è trattato di una “location” – ormai si usa dire così – gradita da tutti, tanto che la presenza di associati è stata ai massimi livelli, pressoché da record. E la città, di questi tempi al centro di una eccezionale riscoperta turistica, ha risposto da par suo, dietro l’attenta regia – messa a punto da mesi, tanto da non lasciare nulla all’improvvisazione – della sezione del Friuli Venezia Giulia guidata dall’instancabile Rodolfo Rizzi. E i complimentii dei vertici non sono mancati, a cominciare dal presidente Riccardo Cotarella.

Il presidente Rizzi ringrazia il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza. 

Davvero impensabile, quindi, che i lavori congressuali di luglio non avessero un’ampia eco nella tradizionale cena di Natale, quella che corona l’attività di un anno, tenutasi sabato scorso nell’accogliente cornice di villa Nachini Cabassi a Corno di Rosazzo. Con ricordi, complimenti, strette di mano, abbracci, ringraziamenti e omaggi: vini ovviamente, molto pregiati, come il Terre Alte di Livio Felluga e il Vintage Tunina di Jermann, applauditissimi dalla folta platea di tecnici della vite e del vino, e non solo, riuniti per degustarli alla Stazione Marittima. E fra i numerosi ospiti c’era anche il sindaco del capoluogo regionale, quel Roberto Dipiazza, friulano di Aiello ma triestino da ragazzo, orgoglioso che la sua città abbia fatto così bella figura.
Memorabili infatti le sedute ufficiali – di apertura e di chiusura al Teatro Verdi – come le riunioni convegnistiche, tecniche e operative alla già ricordata Marittima, al cui molo attraccano  “infinite” navi da crociera. Come quella che i congressisti hanno avuto modo di ammirare mentre cenavano l’ultima sera in piazza Unità d’Italia. Uno spettacolo davvero unico il fatto che queste “città galleggianti” possano arrivare proprio nel cuore di Trieste.

Il Congresso: il presidente Cotarella con l’emerito Pietro Pittaro e la cena in piazza Unità.

Una regia dunque impeccabile che andava sottolineata, applaudita e indicata come esempio. Anche perché fatta di tanti giovani entusiasti del loro lavoro che lasciano bene sperare non solo per il futuro della categoria ma anche per il divenire del Vigneto Fvg dove assecondano l’impegno di altrettanti giovani che hanno scelto di legare il loro destino al settore affascinante, ma non senza rischi e problemi, della vite e del vino. Come ha osservato il neo presidente della Coldiretti regionale Michele Pavan – testimone ricevuto da Dario Ermacora che sedeva al tavolo con lui  -, ma anche leader dei Colli orientali del Friuli e Ramandolo, il Consorzio Doc-Docg che ha sede nella stessa villa. Concetti toccati anche nei saluti di altri ospiti – ricordiamo, fra tutti, Bruno Augusto Pinat, appassionato vivaista in Perteole, per anni anche a capo dell’Ersa, e il meteorologo di Telefriuli, Marco Virgilio -, presentati con il consueto garbo da Claudio Fabbro, agronomo, giornalista ma anche enologo, e quindi “voce ufficiale” della categoria di casa nostra. E soprattutto della emozionatissima Chiara Peresani, in rappresentanza di Assoenologi giovani Fvg.

Il presidente Rizzi con la giovane Chiara Peresani.

Apprezzata la cena uscita dalle cucine di Andrea Cecchini – il suo catering era stato promosso anche al Congresso di Trieste e soprattutto nella mega-cena conclusiva in piazza, allestita a tempo di record in barba ai capricci meteo -. servita senza perdite di tempo. Nei piatti i classici “portabandiera” delle nostre eccellenze agroalimentari, come il prosciutto di San Daniele e il formaggio Montasio – entrambi protetti dalla Dop -, ma anche una specialità ancora debuttante come la “Rosa dell’Isonzo”, lanciata dall’Istituto Agrario di Gradisca, servita con i rusticissimi ciccioli di lardo. E dopo i gustosi primi e secondi – con protagonisti un ragù bianco di salsiccia nostrana e un delicato filetto di pesante friulano – ecco il dolce. E come poteva mancare il “Tiremesu” di Pieris? La famosa Coppa del Vetturino inventata da Mario Cosolo nelle cucine delle navi delle Real Casa dopo essersi formato da Pirona a Trieste: una ricetta semplice, ma così buona che ancora oggi è custodita gelosamente dalla figlia Flavia. La quale illustrando, con dovizia di particolari, l’origine del dolce – quindi friulano come il tiramisu carnico, altroché veneto! – ha però avvertito: “Per gustare bene, amalgamati, i sapori dei vari strati, va mangiato in verticale”. Facile a dirsi…

Flavia Cosolo illustra il “Tiremesu” ideato dal padre Mario.

E i vini? Ma Assoenologi Fvg non poteva scegliere di meglio: due Prosecchi (Cantina Sociale di Rauscedo e Forchir di Gianfranco Bianchini) e altrettante Ribolle gialle spumanti (Viticoltori Friulani “La Delizia” e I Pitars) quali aperitivi e compagni di viaggio per gli antipasti; Sauvignon (Fernando Pighin & Figli) e Friulano (Borgo Tintor) per i primi piatti; due Refoschi (Conte d’Attimis Maniago e Tenuta Ca’ Bolani) per i secondi. E per il “Tiremesu”? Uno splendido Riesling renano della Grunhaus, direttamente dalla Germania.
Insomma, tutto filato via liscio e senza alcun intoppo, proprio come il Congresso di luglio. Tanto da arrivare, senza accorgersi, all’ora dei saluti e degli auguri. Quelli per un sereno Natale, ma soprattutto per un proficuo 2019. Che possa portare, come l’anno che sta per finire che ha regalato una vendemmia memorabile, nuove soddisfazioni agli enologi, ma anche a tutto il Vigneto Fvg.

Rizzi con un ricordo del Congresso, presenti Fabbro, Calzavara e Jermann.

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In copertina, il presidente Rizzi con i giovani enologi Fvg.

(Servizio fotografico di Claudio Fabbro)

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